
102
Abelardo. In ogni caso, esso ebbe grande fortuna e, nel XIII sec., nonostante l’avvento del nuovo
schema aristotelico, permase tra i modelli seguiti dai commentatori della Scrittura nei prologhi
18
.
L’altro schema, affermatosi nell’esegesi universitaria, è quello delle quattro cause
aristoteliche. Un prologo costruito secondo questo modello comporta l’individuazione della
causa efficiente, della causa materiale, della causa formale e di quella finale del libro
commentato. La causa efficiens è l’autore dell’opera commentata; la causa finalis è il fine
dell’opera; la causa materialis, il tema affrontato; la causa formalis, lo stile scelto dall’autore.
Rispetto all’accessus sembra che le differenze siano solo terminologiche: la causa efficiens
equivale all’auctor; la causa finalis all’intentio; la causa formalis al modus agendi; la causa
materialis alla materia. In realtà, il nuovo schema, adottando un linguaggio nuovo, aristotelico
per l’esattezza, denota un radicale mutamento di prospettiva. Indagare le cause di un libro sacro
significa ammettere che, oltre l’elemento ispirativo e sovrannaturale, vi sono dei fattori
meramente mondani che hanno determinato scelte precise di un auctor humanus. La Bibbia non
è solo un libro depositario di verità ispirate da Dio ai profeti e ad altri eletti, ma anche il prodotto
letterario di vari scrittori umani, autori di chiare scelte stilistiche e contenutistiche, nonché fatto
umano frutto di situazioni e circostanze terrene
19
. «Lo schema», scrive Beryl Smalley, «aveva il
pregio di incentrare l’attenzione sull’autore del libro e sulle ragioni che lo avevano spinto a
scrivere. Il libro cessava di essere un mosaico di misteri e veniva considerato come il frutto di
un’intelligenza umana, benché ispirata. Le quattro cause costituivano ancora un ordito esterno,
che poteva essere imposto sull’intero materiale non propriamente adatto, ed erano sostenute dal
filo conduttore di testi scelti artificialmente. Esse però portavano l’autore del commento
sensibilmente più vicino all’autore del testo»
20
.
Il prologo aveva inizio con una citazione scritturale tratta da un libro sacro diverso da
quello che ci si apprestava a commentare. Il versetto citato non era un semplice artifizio
ornamentale o la garanzia di un’auctoritas sotto cui si sarebbe svolto il commento, come nel
18
Cfr. ibid., pp. 433-437; cfr. A. J. MINNIS, Medieval theory of authorship. Scholastic literary attitudes in
the later Middle Ages, London 1988, pp. 9-72.
19
Cfr. ibid., pp. 75-84: l’autore sottolinea l’input che il nuovo schema aristotelico fornisce ad una teoria
letteraria che abbia origine nell’esegesi biblica; cfr. I
D., Discussions of Authorial Role and Literary Form in Late-
Medieval Scriptural Exegesis, in «Beiträge zur Geschichte der deutschen Sprache und Literatur», 99 (1977), [pp. 37-
65], pp. 40-44; cfr. D
AHAN, Les prologues cit., pp. 437-438: «Le changement de vocabulaire traduit aussi une
approche quelque peu différente, plus philosophique ou théologique, et laisse présupposer l’utilisation de techniques
d’analyse plus élaborées».
20
SMALLEY, The Study of the Bible cit. (alla nota 1), p. 297; tr. it., pp. 410-411.
Kommentare zu diesen Handbüchern