Creatix LC 144 VF Bedienungsanleitung Seite 241

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Contra. Isidorus in praetacta auctoritate ponit ‘integre’, dicens: «Trinitas sibi soli integre
nota est etc.». Sed integre dicit modum; ergo homo ille novit illo modo quo Trinitas. Sed
quicquid habet Filius Dei per naturam, habet anima Christi per gratiam; ergo etc.
Item Damascenus: «Omnino quod nobilius, Deo attribuendum»; ergo nobilissimus modus
cognoscendi Filio Dei, quia ipse est Deus. Sed eadem habet anima Christi, ut dicit Ambrosius
et Augustinus De Trinitate; ergo anima Christi cognoscit nobilissimo modo sicut ipsa
Trinitas.
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A Cristo è necessario attribuire il massimo grado di conoscenza che, in quanto vero Dio, ha per
natura, in quanto vero uomo, ha per grazia. Senza volerlo, ammettendo che la conoscenza che
Cristo uomo ha della Trinità è perfetta per gratiam, l’obiettore offre uno spunto al maestro che
nella responsio insisterà sul carattere ricettivo della conoscenza di Cristo.
Dopo aver discusso sulla pienezza della conoscenza dell’anima di Cristo, si pone il
problema sulla visione dell’essenza divina, se è vista da Cristo come essenza oppure come
potenza.
Postea quaeritur utrum anima Christi videat essentiam ut essentiam, vel ut potentiam. Quod
non ut potentiam, videtur quia Cum venerit quod perfectum est evacuabitur quod ex parte
est, Cor. 13 [ 1 Cor 13, 10]; sed cognitio essentiae per potentiam est per posterius et ita
imperfecta et ex parte; ergo haec evacuabitur in patria. Ergo nec anima Christi nec alia anima
cognoscet essentiam ut potentiam.
Item videtur quod essentia videbitur ut actus magis immediate quam ut potentia, quia
potentiae cognoscuntur per actus et per potentias substantiae.
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Ancora una volta, prevalgono la triade dionisiana essentia-potentia-actus e le modalità
conoscitive che essa sottintende: la conoscenza dell’essenza come potenza occupa un gradino
inferiore rispetto alla conoscenza dell’essenza come essenza; essa dunque è imperfetta e, in
quanto tale, non attribuibile né all’anima di Cristo né a qualsiasi anima beata la cui conoscenza,
come insegnano le Scritture, in patria sarà perfetta. Originale è l’argomento successivo che
mette in discussione la maggiore immediatezza della conoscenza dell’essenza per potentiam;
piuttosto – si osserva – è più immediata la conoscenza per actus, poiché la potenza è vista a sua
volta per actus; dunque, se si volesse negare la visione dell’essenza come tale perché non
immediata, sarebbe più opportuno individuare la mediazione nell’atto piuttosto che nella
potenza.
La risposta del baccelliere non si fa attendere: vedere per actus significa vedere attraverso
gli effetti, ossia attraverso le creature; ma la visione di Dio attraverso le creature è la visio per
187
Ibid., p. 234,28-35.
188
Ibid., p. 234,36-43.
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