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Sostanza che si muove verso di loro. Data dunque la diversità di visioni tra Cristo e i profeti, non
vi è contraddizione tra le narrazioni visionarie vetero-testamentarie e l’affermazione giovannea.
Nel secondo caso, il problema è il seguente: il Crisostomo sostiene che né i profeti né gli angeli
hanno mai visto Dio e che se le schiere celesti fossero interrogate sulla sostanza divina, non
saprebbero rispondere; perché allora Giovanni, nella Prima Lettera, afferma che vedremo Dio
com’è, e nel Vangelo di Matteo è scritto che gli angeli vedono il volto del Padre? La risposta di
Guerrico consiste in una lettura, se si vuole anche artificiosa, del passo del Crisostomo, al fine di
renderla compatibile con la Scrittura e di ammorbidirne lo scetticismo circa il problema della
visio beatifica: il Padre greco intende dire che gli angeli vedono la sostanza, ma non secondo la
sua pienezza, e la loro non-risposta ad un’eventuale domanda sulla sostanza divina non dipende
da una loro incapacità, bensì dal disinteresse dell’uomo carnale che mai porrebbe una tale
domanda. Su questi temi torneremo nel capitolo successivo in maniera approfondita. Basti ora la
riflessione sulla forma di tale brano, così denso e ricco di suggestioni speculative.
Riportare tutte le quaestiones e gli excursus presenti nell’opera esegetica di Guerrico
sarebbe un lavoro a dir poco arduo e peraltro poco utile. Abbiamo tentato di mostrare che,
mentre nelle Postille all’Antico Testamento il maestro domenicano si limita a una attenta
esposizione della lettera sacra, evitando ricorrenti excursus nonché numerose problematizzazioni
testuali e teologiche nella forma della quaestio, nei Commenti al Nuovo Testamento le
quaestiones si moltiplicano, non solo nel tentativo di risolvere apparenti aporie tra vari passi
biblici e commenti delle auctoritates, ma anche al fine di mettersi alla prova nella risoluzione di
problemi meramente teologici che la Scrittura suggerisce. Quale sia la causa di tale differenza
metodologica non è di difficile comprensione: il Nuovo Testamento, e in modo particolare le
Lettere paoline, fornisce le fondamenta dottrinali della teologia cristiana e, confrontandosi con
esso, diventa inevitabile una maggiore speculazione e teoretizzazione teologica.
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