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due diversi casi: in Siracide, mors sta per la separazione dell’anima dal corpo, ed essa proviene da Dio, perché è la
punizione che Dio infligge all’uomo per il suo peccato; in Sapienza, mors sta per causa mortis, cioè per peccatum, e
Dio non ha creato il peccato. Cfr. H
UGO, Postilla, 1, in Opera omnia cit., f. 140
v
: «Quoniam Deus mortem non fecit.
Contra. Eccl. 11, Bona et mala, vita et mors, paupertas et honestas a Deo sunt. Solutio: Mors quandoque dicitur
privatio vitae ; sic mors a nullo est. Quandoque dicitur mors separatio animae a corpore, vel angustia separationis;
sic est poena et a Deo: sic accipitur Eccl 11. Quandoque dicitur mors causa mortis, id est peccati: sic recipitur hic.
Unde sensum est. Deus mortem non fecit, id est causam mortis, scilicet peccatum».
e1
Si tratta di una quaestio secondo il primo tipo di forma semplice (cfr. supra, cap. III, par. 4).
f1
Cfr. IOHANNES DAMASCENUS, De fide orthodoxa, II, 2, PG 94, 863C-866A, ed. E. M. Buytaert, Version of
Burgundio, 16, New York – Louvain – Paderborn 1955 (Franciscan Institute Publications, Text Series, 8), p. 68,3-8:
«Quia igitur bonus et superbonus Deus, non contentus est sui ipsius contemplatione, sed super habundantia bonitatis
acceptavit generari quaedam, quibus bene faceret, et participatura sua bonitate ex non ente ad esse deducit et condit
universa, visibilia et invisibilia, et eum qui ex visibili et invisibili componitur, hominem».
g1
Dio ha creato tutte le creature sane nel senso che le ha predisposte alla salvezza tramite la grazia. Guerrico riporta
due posizioni: secondo la prima, le creature non sono state create nella grazia e, per avere una salvezza totale e
assolutamente gratuita, bisognerà attendere la venuta del Cristo; secondo la seconda, le creature sono state create
nella grazia, ma raggiungeranno la piena salute dell’anima solo in seguito al sacramento della confermazione.
h1
Guerrico riprende ancora da Ugo due diverse interpretazioni dell’espressione medicamentum exterminii: l’una
identifica il medicamentum exterminii con il peccato, inteso come veleno di morte (constructio intransitiva, perché
tra i due termini non vi è transizione di persona, ossia essi si riferiscono alla stessa cosa); l’altra con la grazia, intesa
come medicina contro il peccato (constructio transitiva, perché nell’espressione vi è transizione di persona,
indicando i due termini oggetti diversi: la medicina e la morte). La duplicità dell’interpretazione è resa possibile
dall’ambiguità della parola medicamentum, dotata di un duplice significato: veleno, ma anche medicina. Entrambe le
interpretazioni sono legittime: la prima intende dire che nella natura delle creature non vi era peccato; la seconda
sostiene che le creature, nell’arco di tempo che intercorre tra l’atto creativo e la venuta di Cristo, non avevano
ancora pienamente la grazia, che avranno solo dopo l’avvento del Figlio di Dio. Cfr. H
UGO, Postilla, 1, in Opera
omnia cit., f. 140
v
: «Medicamentum exterminii, id est peccatum, quod exterminat vitam gratiae (…) Medicamentum
exterminii, id est gratia, quae est medicamentum peccati exterminantis».
i1
I vari passi scritturali citati indicano la reale presenza del peccato nel mondo. Come si conciliano con il versetto
della Sapienza, per cui non vi è peccato né disposizione al peccato sulla terra? Qui Guerrico espone una terza
possibile interpretazione: poiché manca ancora il medicamentum exterminii, cioè la grazia, il peccato è sulla terra,
ma non perpetuum, perché la grazia di Cristo, quando verrà, lo cancellerà.
l1
Nella versione della Vulgata in uso presso l’università di Parigi al tempo di Guerrico, il versetto sapienziale
recitava: «Iustitia perpetua est, et immortalis; iniustitia autem mortis est acquisitio». Per problemi relativi ai vari
testi biblici adottati nel XIII secolo, cfr. G.
DAHAN, Le ‘texte parisien’ de la Bible au XIII siècle, in «Annuaire
EPHE. Section des sciences religieuses», 112 (2003-2004), pp. 309-312.
M1
Cfr. HUGO, Postilla, 1, in Opera omnia cit., f. 141
r
: «Impii autem, id est primi parentes Deo inobedientes».
n1
Cfr. Gn 3, 3.
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